Classe 1980, Hakuchi nasce a Tokyo e fa parte di quella che viene definita “zero zero generation” ovvero la generazione di chi raggiunse la maggiore età negli anni 2000, subito dopo il grande collasso finanziario degli anni Novanta, ritrovandosi adulto in un periodo di forte depressione economica e ben poche prospettive per il futuro.
Illustratore “tradizionale" di incredibile talento, la sua tecnica è caratterizzata dall'impiego di una comunissima penna a sfera con cui realizza complesse opere in bianco e nero (e rosso) ricche di dinamismo e dettagli.
I suoi bizzarri personaggi si muovono all'interno di un futuro Giappone cyberpunk, protagonisti di una suburbia tanto oscura quanto pop, che ha molto da spartire con pellicole come Blade Runner e tutto l’immaginario gibsoniano.
Dalle geishe alle liceali vestite con la classica uniforme passando per i samurai fino ad arrivare ai membri della Yakuza: i classici personaggi della cultura giapponese passano attraverso la penna di Hakuchi che intreccia con maestria tradizione e modernità in un’unica cartoonesca ed affascinante tribù urbana.
Last but not least? All'anagrafe Hakuchi è Shohei Otomo: un cognome di una certa rilevanza dato che il padre è proprio quel Katsuhiro Otomo che, nell’82 prima e nell’88 dopo, creò rispettivamente manga e film di Akira.
Buon sangue non mente e il buon Hakuchi, pur senza distanziarsi eccessivamente dall'estetica paterna, dà prova di un innato talento e di un'impronta unica e personale che gli permette di proseguire la sua carriera artistica tranquillamente sulle proprie gambe.
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