31/07/14

Schiavi dell'Inferno: Clive Barker e le origini di Hellraiser.


Clive Barker è, dopo Stephen King, l’autore horror “moderno” più conosciuto e apprezzato al mondo. Uno scrittore viscerale, sanguigno, capace di creare scenari apocalittici e affreschi di raro gusto e raffinatezza.
Barker è unico, possiede la ricetta segreta per tenere in scacco il lettore e catturare l’attenzione anche del pubblico più prevenuto.
Lo scrittore, regista e pittore inglese nel 1986 dà vita a Schiavi dell’Inferno, alias The Hellbound Heart (che trasporrà egli stesso in pellicola l’anno successivo, attraverso il fortunato capostipite della saga Hellraiser), un romanzo breve enormemente evocativo ed orrorifico.


Protagonista del libro è Frank Cotton, uomo senza scrupoli e dedito a vizi e stravizi, interessato soltanto a superare i propri limiti e a raggiungere il piacere assoluto. L’occasione per realizzare il suo sommo desiderio edonistico è costituita dal ritrovamento del Cubo di Lemarchand (o Configurazione del lamento), una strana scatola di legno recante delle incisioni e capace, secondo le dicerie, di richiamare i Supplizianti, esseri soprannaturali che permetterebbero il raggiungimento di inesplorati picchi di piacere.

Ma il soddisfacimento delle fantasie più sfrenate può avere luogo soltanto attraverso il dolore e la sofferenza fisica, i patimenti e le lacerazioni della carne.
Ignaro di ciò Frank, abbagliato dal desiderio, viene trascinato per propria scelta in una dimensione parallela fatta di supplizi e torture senza limiti, ad opera dell’Ordine dello Squarcio (mai nome fu più azzeccato).
Smembrato dai Supplizianti, il protagonista tornerà tra i vivi per tentare di ricomporre il proprio corpo, grazie all’aiuto dell’amante Julia, tramite sacrifici umani e sangue, moltissimo sangue.

Barker si inoltra in territori estremi fatti di dolore e patimenti epidermici tra ganci, squarci, ferite infette e strane figure “demoniache”, giudici infernali pronti a punire l’intollerabile hybris di uomini intenti a valicare i mortali confini in cerca di esperienze totali ed incredibili.
Proprio il Cubo di Lemarchand rappresenta una sorta di moderno ed esoterico vaso di Pandora, in grado anch’esso di scatenare mali indicibili una volta svelato.

Il noto autore di Liverpool mostra una scrittura diretta, senza eccessivi giri di parole e proietta il lettore in un immaginario da incubo, quasi a toccare con mano umide viscere e luride catene.
Il romanzo è tanto evocativo e sorprendente quanto lineare; lo scopo di Clive Barker non è di certo quello di impressionare il pubblico con inutili ed autocelebrativi voli pindarici, quanto spaventare e angosciare mediante un orrore vivido, cinematografico e pregno di un materialismo quasi maniacale.

Non c’è Saw né Hostel che regga il confronto: le torture nate da questa mente geniale sono quanto di più disturbante, macabro ed affascinante (provate a negarlo …) sia stato proposto in ambito horror negli ultimi decenni.
Il romanzo che ha fatto conoscere a eserciti di appassionati i Supplizianti (o Cenobiti, se preferite) è una creazione a dir poco rivoluzionaria di Barker, il quale spara il terrore dritto contro il pubblico, senza alcuna remora.
L’ambiguo e profondo legame tra eros e thanatos trova in Schiavi dell’Inferno una corsia preferenziale per mostrarsi in tutto il suo sinistro splendore: la linea di demarcazione tra piacere e tortura è fin troppo labile e la passione carnale muta repentinamente in un perverso meccanismo affamato di sangue e dannazione.
Da fan di lunga data di Clive Barker non posso che consigliarvi caldamente questo romanzo breve, un viaggio spiazzante ed oscuro necessario per avvicinarsi ad un autore tra i più visionari ed originali della nostra epoca.

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